29 marzo 2014

Il presidio permanente di quota 96 "prigionieri del governo Renzi" incassa un primo risultato






 Il presidio permanente a Montecitorio "prigionieri del governo Renzi" di Quota 96 Cobas , insieme  ai  Comitati Quota 96

ha ottenuto un primo risultato: l’approvazione da parte delle Commissioni Bilancio e Lavoro
della risoluzione a favore dei Quota 96.

Purtroppo il braccio di ferro tra le Commissioni e il Governo, che voleva un ulteriore rinvio, ha partorito il topolino,  una modifica, che rispetto al testo originario  suona vecchia e beffarda per chi sta lottando da oltre due anni.

“ impegnano il Governo
a riferire alle Commissioni, prima della presentazione del DEF 2014 ( entro la data inderogabile del 10 aprile 2014), in merito al reperimento delle risorse necessarie  per l’adozione di urgenti iniziative normative volte a prevedere che i requisiti per il pensionamento, previsti dalla normativa, antecedente alla riforma Fornero, continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola indicati in premeva che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012 ai sensi dell’articolo 59 c. 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.”

 l’impegnare a riferire è peggiorativo rispetto a impegnare a reperire.

Pareva una vittoria che potesse segnare finalmente una ripresa certa del cammino legislativo della PdL 249 (Ghizzoni – Marzana),ma la modifica frutto di una mediazione risulta meno vincolante per il governo a individuare le risorse lasciando ancora la possibilità all'esecutivo di chiedere rinvii, ma nell'auspicata ipotesi che entro il 10 aprile  , il governo riferisca di aver trovato le risorse,  ci vorranno ancora dei mesi prima della promulgazione della legge e dell’emanazione della circolare attuativa del MIUR. Saranno così svelti da permettere di mandare i 4000 Quota 96  in pensione il 1° settembre 2014?
Le mobilitazioni di queste settimane, sia locali che nazionali, hanno sortito qualche effetto, la pressione dei lavoratori in piazza, ha smosso le  Commissioni,e i parlamentari che hanno incontrato i lavoratori Q 96 durante i presidi si sono fatti portavoce della protesta, ma  il  Governo Renzi come quelli precedenti continua a essere sordo e cerca di trovare escamotage per sottrarsi a sanare un'allucinante ingiustizia.. .
La mobilitazione non si ferma dobbiamo continuare con le iniziative di lotta per mantenere alta la tensione e  pressare perché la copertura sia identificata, inserita nel PDEF ed allora dovremo in modo vigile passo dopo passo seguire  l’iter legislativo fino alla vittoria finale.
Il  27 marzo ultimo giorno del presidio "prigioneri del governo Renzi" i Quota 96 hanno manifestato insieme ai precari della scuola dell'infanzia e della primaria  al Miur, segnando un'alleanza già da tempo ricercata che rafforza il fronte  di lotta per la stabilizzazione dei precari e il conseguente  ringiovanimento della classe diocente e ata della scuola italiana che risulta essere tra la più vecchia nel panorama europeo .Il rappresentante del Miur (dott. De Angelis) che ha ricevuto la delegazione dei Cobas scuola con i precari e Quota 96, ha confermato che non appena sarà approvata la PdL 249, tempestivamente (anche a settembre) sarà emanata la circolare applicativa per permettere il pensionamento dal prossimo anno scolastico.
Questo dipende da noi dalla capacità di non mollare l’osso e di continuare a pressare il governo che fino ad oggi ha dimostrato di non volere sanare una intollerabile ingiustizia subita da più di 2 anni da 4000 docenti e ata..
 
Cobas Quota 96

21 marzo 2014

50 sfumature di bruno









Il rovesciamento del regime autoritario non significa in nessun senso per noi la fine della nostra lotta. Nuovi dittatori sono pronti a prendere il posto del Partito delle Regioni. Essi non si faranno scrupolo nell'impiegare non solo le indebolite forze di sicurezza, ma anche i militanti di estrema destra. Il regime di polizia e di arbitrarietà giudiziaria ha meritato senza dubbio di essere rovesciato, ma adesso potrebbe essere giunto il tempo per un nuovo terrore che giustificherà ideologicamente la propria legittimità. Al momento, il potere centrale è concentrato nelle mani del partito dell'opposizione “Batkivshchyna” (Patria), che ha tentato di riunire una parte sostanziale della classe dirigente. Il suo leader, rilasciato recentemente di prigione, Yulia Tymoshenko, ha ovvie ambizioni presidenziali. Va ricordato tuttavia, che quando è stata pronunciata la sentenza contro Yulia Tymoshenko, la manifestazione in suo sostegno a Kiev ha riunito non più di cinquemila persone, e in tutte le manifestazioni di massa organizzate da questo partio le piazze sono state riempite pagando persone esterne al partito stesso. “Batkivshchyna”, come anche il Partito delle Regioni, non ha, nella pratica, alcun serio supporto nella società né una base di attivisti, ma ha risorse materiali abbastanza vaste.
Al fine di restare al potere, la squadra di Yulia Tymoshenko dovrà placare gli estremisti di destra, in particolare il “Pravy Sektor” (Settore di Destra). Due di questi tentativi sono già stati fatti – i fascisti che erano incarcerati per casi non legati ai fatti di Maidan erano stati rilasciati dopo il varo della relativa legge in Parlamento. Il nuovo Ministro dell'Interno Arsen Avakov ha promesso di inserire rappresentanti del “Pravy Sektor” nel suo ministero. Ora potremo chiamare gli sbirri “nazisti” con buona ragione. Ma “Batkivshchyna” è chiaramente terrorizzato dalla presenza nelle strutture di potere di un tale elemento fanatico e incontrollabile. Essi tenteranno allora di tenere l'estrema destra sotto controllo, non solo comprandoli ma anche compromettendoli in fatti di sangue. Infatti “Pravy Sektor” sogna di regolare vecchi conti con gli antifascisti e la loro sottocultura, per questo sono stati attentamente riforniti di fascicoli del Servizio di Sicurezza e della polizia contenenti dati personali. Probabilmente nel prossimo futuro le autorità chiuderanno i propri occhi di fronte alla violenza contro la sinistra o agli attacchi razzisti, ma se ne ricorderanno un paio di mesi dopo, quando avranno bisogno di una scusa per tenere in riga gli alleati scomodi. “Pravy Sektor” fa il proprio gioco, e lo ha fatto abbastanza a lungo. Oggi il suo leader Dmitry Jarosh reclama un posto nei più alti livelli del potere, come vice primo ministro per le agenzie di pubblica sicurezza. Allo stesso tempo, come è stato riportato dal giornalista Mustafa Nayem, in base alle registrazioni trovate nella Amministrazione Presidenziale, Yarosh era in comunicazione con Yanukovich o con i suoi rappresentanti in 20 Febbraio. Anche prima di allora, il 28 gennaio le negoziazioni tra “Pravy Sektor” ed il Servizio di Sicurezza / Ministero degli Affari Interni era stato annunciato ufficialmente. Un giorno dopo i rappresentanti della destra si lasciarono sfuggire questo fatto, dichiarando “il desiderio di prendere parte al processo di negoziazione”. Probabilmente tali negoziazioni hanno in realtà avuto luogo già da molto prima, specialmente quando si considera il background di tutte quelle organizzazioni che erano parte di “Paravy Sektor”: “Tryzub” (Tridente), come anche SNA, e come “Bely Molot” (Martello Bianco) hanno in varie forme interagito attivamente con politici appartenenti ad entrambe le parti del sistema, e con le forze di sicurezza si dagli anni '90/2000.
Il Partito “Svoboda” (Libertà) è allo stesso modo in concorrenza sia con “Batkivshchyna” che con “Pravy Sektor”. Quest'ultimo interverrà direttamente sull'elettorato di “Svoboda” e con il tempo delle elezioni la tensione tra queste due forze politiche aumenterà. Adesso svoboda ha una presidenza nell'ufficio della pubblica accusa. È simbolica, perché la polizia ed il pubblico ministero lavorano sempre a stretto contatto ed allo stesso tempo si odiano l'un l'altro; i loro interessi sono molto simili, ma di tanto in tanto entrano in conflitto. Questo è il tipo di rapporto che esiste tra “Svoboda” e “Pravy Sektor”. Il Servizio di Sicurezza è guidato da Nalivaychenko, che già deteneva il posto sotto il Presidente Yushenko. L'ufficiale capo della sicurezza del paese è famoso non solo per il procedimento postumo contro Joseph Stalin (che sembrava uno scherzo particolarmente macabro) per l'Holodomor, il genocidio ucraino, ma anche per la lotta contro “l'organizzazione terrorista Antifa finanziata dal Cremlino”. Dopo aver perso il proprio posto di lavoro, Nalivaychenko ha lavorato con l'estrema destra (incluso Eugene Karas, che sarebbe poi diventato attivista di “Svoboda”, conosciuto con lo pseudonimo “Vortex”), cercando di creare un movimento “Otpor”, ma questo progetto non ha avuto successo.
Allo stesso tempo, le regioni che non sono ancora sottomesse al nuovo governo, ma che rifiutano Yanukovych, stanno maturando propri sentimenti fascisti. I rappresentanti del Partito delle Regioni, che hanno fallito nel tentativo di unirsi alla maggioranza parlamentare, hanno fatto blocco con estremisti di destra pro-Russia e stalinisti. Imperialisti e stalinisti, Cosacchi e fanatici ortodossi - tutti insieme combattono contro dei Banderoviti (soldati di Stepan Bandera, capo militare e politico collaborazionista durante l'occupazione nazista) spesso immaginari, mentre reprimono giornalisti e attivisti per i diritti umani. Il centro bruno si trova a confrontarsi con regioni quantomeno altrettanto brune. La sola differenza è la tradizione storica a cui si richiamano. Tutti questi si concentrano sul proprio “combattere per i valori tradizionali”, facendo appello alla solidarietà sociale e allo stesso tempo tagliando drasticamente la spesa sociale.
Noi non prendiamo parte nel conflitto tra i nazionalisti Ucraini e i nazionalisti Russi. Ma molti che avevano manifestato contro il potere di Yanukovich resteranno insoddisfatti sia dalle politiche rapaci di “Batkivshchyna”, che colpirà le tasche dei lavoratori, e la “rivoluzione nazionale” del “Pravy Sektor” e di “Svoboda”, che cercheranno di eliminare quel che resta di diritti umani e libertà. Queste persone che sono indifferenti all'ultra destra e critiche nei confronti del sistema dell'opposizione, i “membri delusi di Maidan”, che possono presto riempire le file della sinistra e degli anarchici.

AST-Kiev, 24.02.2014

Автономна Спілка Трудящих / Unione Autonoma dei Lavoratori

TRADUZIONE PRESA DA ANARKISMO.NET 

12 marzo 2014

Palestina-Israele, più Israele si sente minacciato dalla campagna B.D.S. più è crudele con i Palestinesi


La campagna BDS (Boycott, Disinvest, Sanctions, ndt) è ormai un'emergenza sui media israeliani, come per l'elite al governo e per le medie imprese capitalistiche. I maltrattamenti riservati ai villaggi di Ni'ilin, Nabi Saleh e Qaddum vengono risparmiati a Bil'in che si trova al centro dell'attenzione internazionale. Pare che le forze di stato abbiano avuto ordini precisi ad essere più "indulgenti", anche in caso di sassaiola da parte dei giovani. Molti degli attivisti israeliani hanno diradato la loro presenza dato che non vedono sviluppi concreti e che sentono la campagna BDS come una cosa astratta. Per molti attivisti sia israeliani che palestinesi il grande scenario rimane alquanto oscuro e non si rendono conto che stiamo vincendo. Non riescono a trovare soddisfazione nel fatto che la nostra lotta unitaria è il fulcro su cui fa leva la campagna BDS per avere successo. 

10 marzo 2014

Tra l'incudine russa e il martello occidentale



La crisi in Ucraina assomiglia troppo a quella che negli anni novanta devastò la Jugoslavia.
In Jugoslavia l'ultimo atto della guerra venne rappresentato dall'"operazione tempesta" nella Krajina croata e vide l'espulsione in massa della popolazione serba che abitava quelle regioni da secoli.
Analogia nel nome, questione etimologica si, ma che cela la sostanza delle vicende comuni ad una zona appunto di frontiera, Ucraina come Krajina hanno lo stesso significato, terra di confine, frontiera.
Da sempre terre e popoli facili preda di nazionalismi e di una etnicizzazione dirompente nei rapporti sociali, paradosso di una storia che in Europa come negli USA si vorrebbe passata.
La visuale eurocentrica non aiuta a comprendere quanto accade e quanto è accaduto in passato nelle terre di confine. Qualche nostalgico neofascista ha voluto farci credere che l'abbattimento delle statue di Lenin o in Croazia di Tito aprissero al mondo strade nuove e felici ai popoli coinvolti, ma così non è stato, mai.
La crisi Ucraina nasce in un paese che non è mai stato uno Stato-nazione, da sempre attraversato da lingue, culture e popoli diversi, ed ora attraversato letteralmente da oleodotti e metanodotti che portano nella EU gli idrocarburi russi.
Contrariamente a quanto vogliono far credere i seguaci del "complottismo", sempre pronti a cercare le cause delle rivolte sociali nelle influenze esterne, l'esplosione di rivolte a cui partecipano ampie fette di popolazione hanno sempre delle cause interne di varia natura economica, sociale e politica, su cui inoltre si innescano rivendicazioni etniche e/o religiose. Su queste poi cercano di far leva gli interessi politici ed economici delle classi borghesi nazionali e gli interessi economici e strategico-politici degli Stati imperialisti, che cercano di utilizzare gli eventi a loro favore.
In Ucraina si scontrano le differenze economiche ed etniche di due settori geo-politici: quello occidentale e centrale a prevalenza etnica ucraina, caratterizzato da una bassa industrializzazione e da un enorme bacino agricolo sotto sfruttato, storicamente più legato alle Nazioni che confinano ad occidente (e quindi più tendenzialmente all'Europa), e quello orientale e meridionale, a prevalenza etnica russa, caratterizzato da una più forte, anche se obsoleta, industrializzazione, storicamente ed economicamente più legato alla grande madre Russia.
La rivolta esplode nel settore centro occidentale ed assume, per le peculiarità sopra esposte, caratteristiche anti-Russe. Ha origini politiche, prevalentemente nelle classi medie e negli studenti che si ribellano contro la corruzione dell'apparato statale del filo russo Yanukovich, e origini socio-economiche in seguito alle illusioni delle classi lavoratrici, tradite dalle oligarchie dirigenti susseguitesi dopo la caduta del muro di Berlino e tradite dagli effetti dell'ultima crisi capitalista.
In questo scenario si inseriscono, come spesso accade a queste longitudini, i tentativi delle organizzazioni di estrema destra e fasciste di aumentare la loro influenza attraverso l'acquisizione di fette di potere politico; è la strada che stanno percorrendo organizzazioni del settore centro-occidentale, fasciste e nazionaliste, come i partiti Svoboda, Batkivshchyna e Pravy Sektor, spesso in concorrenza tra loro. Ma le organizzazioni fasciste sono proprie anche del blocco antagonista filo-russo, dove estremisti di destra, stalinisti, Cosacchi e fanatici ortodossi, combattono tutti insieme contro i Banderoviti (soldati di Stepan Bandera, capo militare e politico collaborazionista durante l'occupazione nazista). La sola differenza è la tradizione storica a cui si richiamano.
Ed in questo scenario si innescano anche le mire politico-economiche dei potentati oligarchici locali, in concorrenza tra loro, come quelli rappresentati dalla famiglia Yanukovich o da Yulia Tymoshenko, personaggio falsamente descritto dalla propaganda mediatica occidentale come un'eroina della libertà, quando in realtà è una sorta di Berlusconi ucraina, immischiata in diverse faccende finanziarie.
Ed in questo scenario, e non poteva essere altrimenti, si inseriscono gli interessi degli Stati imperialisti. Interessi che sono strategici, addirittura vitali, come quelli russi che in Crimea hanno una loro fondamentale base militare; politici come quelli nord-americani, che cercano di sfruttare il conflitto per far perdere terreno alla Russia o perlomeno di ostacolare un probabile avvicinamento di interessi tra questa e la UE. Ci sono gli interessi politici ed energetici dell'Europa, visto che l'Ucraina è, come dicevamo sopra, terra di attraversamento di importanti corridoi energetici che trasportano gli idrocarburi russi in territorio europeo. Ed infine ci sono gli interessi economici cinesi, indifferenti alla forma politica dello Stato ucraino, ma profondamente interessati alle potenzialità agricole dello stesso.
Che il conflitto, o la spartizione del paese per evitarlo, sia quindi inevitabile è quasi un dato di fatto: da un lato nazisti galiziani e nazionalisti confusi appoggiati dalla Unione Europea a caccia di mercati e di manodopera a basso costo, con a fianco l'amico/rivale Stati Uniti desideroso di spostare ad Est il fronte NATO, dall'altro la Russia che non è disposta ad essere spodestata dalla propria influenza su territori vitali.
Tutto questo impone una riflessione su quanto sta avvenendo. È fondamentale, a partire dagli strumenti analitici in possesso della prassi antiautoritaria e antimperialista, fare il possibile affinché la classe lavoratrice non sia preda dell'influenza nefasta dell'uno o dell'altro potentato interno e dell'uno o dell'altro polo imperialista. Perché troppo spesso si assiste a fatidici antimperialisti che si schierano con Putin e la Russia, oppure a parte della sinistra "per bene" che si trova a fianco dell'imperialismo americano ed europeo, a rappresentanze politiche che stanno zitte o balbettano confuse, ai seguaci della caduta tendenziale del tasso di profitto e della "comunistizzazione" subito che si perdono in analisi tanto fantasmagoriche quanto inutili.
È importante innanzitutto fare chiarezza sul fatto che il proletariato ucraino non ha governi amici, che siano di colore bruno o arancione, e che il proletariato internazionale non ha Stati amici, che siano borghesi o presunti operai. E che non esistono scorciatoie nazionaliste: l'unica strada percorribile, a corto e a lungo termine, è l'autonomia e l'autodeterminazione delle classi sfruttate a tutte le latitudini e le longitudini. Fare chiarezza su questo aspetto, in questo periodo di grande confusione, è il primo obiettivo, senza il quale non sarà possibile costruire, così come auspichiamo, una ricomposizione del fronte di classe internazionalista.
L'assenza di guerra non è pace, ma ora come ora che per evitare che il maggior numero di proletari rimangano coinvolti in una guerra fratricida, che almeno la ridisegnazione dei confini e degli assetti avvenga senza ulteriori spargimenti di sangue.
Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici

25 febbraio 2014

Comunicato sulla situazione in Ucraina da parte della AST (Sindacato Autonomo dei Lavoratori)





Comunicato sulla situazione in Ucraina da parte della AST (Sindacato Autonomo dei Lavoratori). "Questa non è la nostra guerra ma la vittoria del governo può significare la sconfitta dei lavoratori. E la vittoria dell'opposizione non promette niente di buono."




In Ucraina è iniziata la guerra civile. Una manifestazione poco meno che pacifica si è scontrata con le forze di stato e con gli squadroni dei simpatizzanti del governo presso Vekhovna Rada (Parlamento).
Il 18 febbraio, la polizia insieme ai paramilitari hanno provocato un bagno di sangue nei quartieri governativi con l'uccisione di numerosi manifestanti. I macellai degli squadroni speciali non sono stati arrestati. I deputati del Partito delle Regioni al governo ed i loro lacchè borghesi del Partito "Comunista" Ucraino sono fuggiti dal Parlamento attraverso un tunnel sotterraneo. Il voto sugli emendamenti costituzionali, intesi a limitare i poteri del presidente, alla fine non c'è stato.
Dopo la sconfitta subita nei quartieri governativi, i manifestanti si sono ritirati in Piazza Maidan. Alle 18.00 il Ministro degli Interno e del Bureau della Sicurezza Interna (SBU) ha lanciato un ultimatum ai manifestanti, chiedendo che la folla si disperdesse. Alle 20.00, forze speciali di polizia e paramilitari, equipaggiati con cannoni ad acqua ed autoblindo hanno iniziato le incursioni contro le barricate.
La polizia, gli squadroni speciali del SBU, come pure corpi filo-governativi hanno fatto uso di armi da fuoco. I manifestanti sono riusciti ad incendiare un autoblindo ed è venuto fuori che le forze governative non erano le sole ad essere in possesso di fucili.
In base ai dati della polizia (delle ore 16 del 19 febbraio), sono 24 le persone uccise: 14 manifestanti e 10 poliziotti. Trentuno poliziotti hanno riportato ferite da arma da fuoco.
Sebbene le stime sulle loro perdite siano accurate, quelle sul numero delle vittime tra i manifestanti sono del tutto in difetto. I medici di Maidan parlano di almeno 30 uccisi.
Si ha l'impressione che il Presidente Yanukovich fosse certo che entro il mattino seguente la resistenza sarebbe stata spazzata via e quindi aveva convocato l'Opposizione per un incontro verso le 11 del 19 febbraio. Dal momento che i negoziati non hanno avuto luogo, possiamo concludere che il piano del governo sia fallito.
Durante la fallimentare operazione di pulizia della Maidan, in diverse regioni occidentali i cittadini hanno occupato gli edifici amministrativi locali e scacciato la polizia.
Al momento, la polizia in quanto istituzione non esiste più a L’viv. Secondo la SBU, i manifestanti si sarebbero impadroniti di 1500 armi da fuoco. In meno di 24 ore, il governo centrale ha perso il controllo su una parte del paese.
Ora, l'unica soluzione possono essere le dimissioni del Presidente, cosa che comunque significherebbe che egli, la sua famiglia ed i suoi molteplici accoliti e dipendenti, i quali formano un gruppo alquanto consistente nel governo, perderebbero la fonte del loro profitto. E' probabile che ciò non avvenga.
Nel caso di una vittoria di Yanukovich, questi governerebbe a vita, mentre tutti gli altri sarebbero destinati ad una vita di povertà, corruzione, abolizione dei diritti e delle libertà. Le regioni che si sono ribellate stanno ora provando cosa vuol dire la massiccia restaurazione dell'"ordine costituito”
Non è improbabile che la repressione di cosiddetti "gruppi terroristici" nella Galicia (territorio dell'Ucraina occidentale, ndt) abbia il carattere della pulizia etnica. Quei folli degli ortodossi radicali del Partito delle Regioni hanno considerato per lungo tempo i greco-cattolici conservatori come alleati di "Eurosodoma". Una siffatta operazione "antiterrorista” verrebbe portata avanti con l'assistenza dell'esercito, come ha già annunciato il Ministro della Difesa, Lebedev.
Oggi, l'Ucraina sta vivendo una tragedia, ma il vero orrore inizierà quando il governo spezzerà l'opposizione e "stabilizzerà" la situazione.
I segni della preparazione di un'operazione di pulizia etnica di massa erano già evidenti ai primi di febbraio, quando ci sono state le incriminazioni contro le formazioni di auto-difesa di Maidan in quanto formazioni militari illegali. In base all'articolo 260 del Codice Penale, i membri di queste formazioni possono essere condannati dai 2 a 15 anni di carcere. Questo significa che il governo stava pianificando di mettere dietro le sbarre più di 10.000 cittadini.
Nelle regioni, come pure nella capitale, speciali "squadroni della morte" si muovono a sostegno delle normali forze di polizia. Per esempio, la responsabilità per aver dato fuoco ad un attivista di Maidan proveniente da Zaporozhye è stata rivendicata da uno di questi "squadroni della morte", che si chiama “Fantasmi di Sebastopoli”. Costoro hanno annunciato che sono pronti a trattare alla stessa maniera anche i manifestanti nelle regioni orientali.
Anche nel caso di una vittoria dell'Opposizione, la vita sarebbe ben lungi dall'essere perfetta.
Sebbene i fascisti siano la minoranza dei manifestanti, sono abbastanza attivi ma non sono tra quelli più pericolosi. Alcuni giorni di tregua a metà febbraio hanno portato allo scoperto conflitti tra i gruppi di destra, con parecchi scontri violenti ed inutili, fino ad aggressioni agli "eretici" ideologici.
Oltre ai fascisti, ci sono vecchi ed esperti esponenti dell'Opposizione che cercano di prendere il potere. Molti di loro hanno già avuto esperienze col governo e non sono estranei alla corruzione, ai favoritismi ed all'uso di soldi pubblici per scopi personali.
Le “concessioni” che l'Opposizione sta chiedendo in Parlamento sono pietose. Persino la Costituzione del 2004, che stanno cercando di riportare in vita, darebbe troppo potere al Presidente (il controllo sulle azioni della polizia e delle forze speciali ne è un esempio), ed il sistema elettorale proporzionale, con liste chiuse, metterebbe in Parlamento nelle mani di un gruppo simil-dittatoriale, che si può contare sulla dita di una mano. Insieme al Presidente governerebbero senza alcun ostruzionismo.
La loro seconda richiesta – la nomina di un Consiglio dei Ministri composto da esponenti dell'Opposizione – è ugualmente vergognosa. La gente starebbe rischiando la salute, la libertà e la vita perchè qualcuno diventi primo ministro e qualcun altro prenda il controllo del flusso di denaro per la corruzione? Questo è il logico risultato di preferire appassionati dibattiti sulla "nazione" e sulle strutture verticali legate agli stessi odiati politici, invece di sviluppare organizzazioni dal basso sugli interessi materiali e fnanziari.
Questa è la lezione che Maidan deve ancora imparare.
Tuttavia, saremo in grado di mettere in pratica questa lezione solo se l'attuale governo perderà la battaglia.
L'Opposizione dentro e fuori il Parlamento si è spezzettata in molteplici fazioni ostili ed in competizione. Se vince, il regime che ne verrà sarà instabile e privo di coesione. Sarà un regime borghese e repressivo quanto lo è stato il Partito delle Regioni prima della prova di forza contro i manifestanti in novembre.
La colpa del sangue versato ricade in parte sulla UE che volentieri riceve i soldi di corrotti bastardi in Ucraina, Russia, e parecchi paesi africani, mentre diligentemente si rifiuta di controllare la fonte di tali “investimenti.” E' solo dopo aver visto i corpi morti delle vittime di codesti "investitori" che la UE è diventata sentimentalmente più disposta all'umana compassione.
Questa non è la nostra guerra, ma la vittoria del governo sarebbe la sconfitta dei lavoratori. Ma anche la vittoria dell'Opposizione non promette niente di buono. Non possiamo chiedere al proletariato di sacrificarsi per il bene dell'Opposizione e dei suoi interessi. Noi pensiamo che il grado di partecipazione in questo conflitto sia una questione di scelte personali. Tuttavia, noi incoraggiamo tutti ad evitare di essere arruolati per prestare servizio dentro le forze militari controllate da Yanukovich ed a sabotare con ogni mezzo disponibile le azioni del governo.
Né dio né padroni, nessuna nazione, nessun confine!

22 febbraio 2014

Ancora note sul Testo Unico sulla rappresentanza Confindustria CGIL-CISL-UIL 10/01/2014


L'accordo è finalmente il punto di arrivo del percorso intrapreso dai padroni, che ha subito un'accelerazione dal 2009, si è servito come testa di sfondamento dell'accordo separato in FIAT con le successive fasi, fino al sostegno legislativo dello stesso accordo attraverso l'art. 8 sulle deroghe ai contratti e alle leggi in sede aziendale, attualmente in vigore.
Qui il primo punto di non ritorno della CGIL con la rinuncia del suo ruolo di organizzazione sindacale: aver considerato lo scontro sul contratto FIAT un punto settoriale una questione dei metalmeccanici e non - come invece è stato - un attacco alla contrattazione, attacco vincente per i padroni che ha modificato e modifica le relazioni sindacali e sociali a favore di lor signori.
Se CISL e UIL fin dall'inizio (dal 2001 in poi) hanno accompagnato la ristrutturazione complessiva dei padroni, le tappe della confederazione sono raggruppabili in 3 punti che risultano così declinati:
A) Quello che scaturisce dal congresso del 2010 sul punto della contrattazione, poi ripetuto fino a sostenere contratti di categoria firmati, che restituiscono tutto su orari, salari e prestazione lavorativa, disarmando i lavoratori di fronte al processo di riorganizzazione del capitale, ivi compreso il blocco contrattuale nel pubblico impiego.
B) La modifica statutaria che crea lo spazio per il decisionismo del gruppo dirigente ristretto. In sintesi: le decisioni confederali non possono essere discusse e messe in discussione a livello di federazioni di categoria.
C) L'abbandono di fatto, la non assunzione se non formale, di qualsiasi processo democratico nel rapporto con i lavoratori e del loro ruolo decisionale sui contratti e sugli accordi, ma anche dentro l'organizzazione sindacale CGIL; quest'ultimo punto, speso sull'altare dell'unità sindacale presunta con CISL e UIL e quindi già taroccato in partenza.
Questi sono i punti portanti che costituiscono la linea della confederazione e che la portano dentro l'attuale condizione fallimentare e di declino. I padroni scelgono non di delegittimare i contratti nazionali dal punto della esigibilità, ma di svuotarli attraverso le deroghe in sede aziendale e imponendone i contenuti, cioè togliendo l'autonomia contrattuale dei lavoratori sul terreno dei contenuti stessi.
Lo sbocco aziendalista - con quel che ne deriva di negativo sul piano della rappresentanza dentro i luoghi di lavoro, della solidarietà fra lavoratori e del conflitto - sociale dimostra che la scelta dei padroni è funzionale alla fase economica: riduce il corpo intermedio sindacato ad una sorta di garante subordinato e agisce direttamente sulla formazione della coscienza di classe e sulla sua possibilità di essere trasmessa; non a caso si agisce anche cancellando la memoria stessa.
Aziendalismo uguale cancellazione della rappresentanza intesa come espressione dell'autonomia della classe: le sanzioni in capo ai lavoratori agiscono su questo nodo fondamentale. Chi si azzarderà a fare il delegato, se non come espressione in primo luogo del sindacato esterno e garante, come ruolo, per i padroni degli accordi stipulati? Viene quindi negato nei luoghi di lavoro il diritto di coalizione dei lavoratori, sancito anche dall'ultima sentenza della Corte Costituzionale sulla FIAT.
Il problema non è tanto l'agibilità delle sigle sindacali, ma l'agibilità dei lavoratori: la loro libertà/diritto di associarsi/coalizzarsi.
La blindatura fatta a favore delle organizzazioni firmatarie nega, e questo è il punto maggiormente negativo, in prospettiva la possibilità per la classe di seguire una prassi di costruzione di altre forme organizzate se non a seguito di una rottura, prodotta dalla stessa classe, del quadro costituito.
La delega al partito di riferimento PD, o meglio ad una sua componente, ha tentato illusoriamente di spostare la difesa della classe sul piano parlamentare. Anziché sostenere una propria posizione facendola assumere, la delega al partito politico di tutto (art. 18, pensioni, mercato del lavoro, aumento della tassazione sui salari) ha portato alla sconfitta su tutti i fronti, lasciando la classe senza difese e quindi sotto tutti i ricatti. Il processo di deindustrializzazione lo dimostra: la scomposizione della classe risulta l'altro elemento che sembra chiudere il cerchio.
Questo elemento, non solo italiano, è riscontrabile nello stato di crisi del sindacalismo del mondo occidentale, in particolare in EU e USA: il sindacato tedesco (DGB) ha perso oltre 2 milioni di iscritti. La riorganizzazione capitalista incide in modo pesante in tutte le realtà e disarma la classe, modificandola in funzione dei rapporti di forza fra le classi stesse.
Si può certamente continuare a ragionare in termini di tradimento/incapacità dei dirigenti della CGIL che pure c'è, o dell'incapacità del sindacalismo di base, però risulta riduttivo e non porta lontano come possibilità di intervento. Bisogna pensare ad una fase di ricostruzione, perché il movimento operaio al quale abbiamo fatto riferimento e partecipato, quel movimento è oggi sconfitto e in fase di progressiva sostituzione.
Si può pontificare sull' adattamento del sindacato in ultima istanza ai processi del capitale. Sappiamo tutti che questa forma organizzata è per sua funzione e forma di tipo trade-unionista, per cui è inutile sovraccaricarla di contenuti. Ma rimane per la classe la necessità di organizzarsi sul terreno della propria rappresentanza di massa, ed è per questo che non da oggi parliamo di ricostruzione del sindacato a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici, dai luoghi di lavoro e dai territori.
Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici
28 gennaio 2014

1 MARZO NO MUOS

Alternativa Libertaria Sicilia parteciperà alla manifestazione del 1 marzo a Niscemi contro il Muos!
In difesa della salute dei cittadini, contro gli oppressori statunitensi!
Gridiamo un forte NO al Muos e diciamo NO alla guerra!
OGGI COME IERI LA LOTTA NON SI FERMA, NO MUOS FINO ALLA VITTORIA!!! ORA E SEMPRE RESISTENZA

Fuoco di sbarramento





Di nuovo (ma abbiamo mai smesso di esserlo?) sotto il fuoco di sbarramento dell'oligarchia economica.
E le forti richieste che arrivano dai banchieri e governi hanno nuovi vassalli da impiegare nella guerra di classe dei ricchi contro i lavoratori ed i ceti meno abbienti, anche in Italia.
Come leggere, senza perdere di vista l'affermazione autoritaria delle scelte del novello Renzi, l'evoluzione politico in atto?
Confindustria, e non solo quella di Pordenone con la richiesta di messa in schiavitù dei lavoratori Electrolux, fa sua per bocca di Squinzi la richiesta di riforme strutturali sul salario, ancora una volta viene additato come troppo oneroso il già misero stipendio dei lavoratori italiani, e quindi una richiesta di deroghe, estendibili a tutti i comparti, come richiesto dal famigerato accordo di CGIL, CISL, UIL e Confindustria sulle nuove relazioni sindacali, contro la possibilità di dare un sussidio minimo agli ormai milioni di senza lavoro.
Queste sono le coordinate sul quale si muoverà la politica renziana, ancora tagli e privatizzazioni con conseguente aumento della macelleria sociale, riduzione dei salari reali, il tutto fatto in nome della governabilità e di una nuova immagine politica. Coloro che si apprestano a questa nuova operazione sono gli stessi individui, donne e uomini, degli stessi raggruppamenti politici, che ieri hanno condannato alla fame milioni di lavoratori e di pensionati ed hanno impedito ai giovani di entrare al lavoro, con quel grande genio della politica che è Mario Monti che con la legge Fornero, promossa e voluta dagli stessi attori politici che oggi si apprestano a dare un altro violento colpo alle condizioni di vita della classe operaia, ha distrutto la base solidaristica costruita in decenni di lotte.
Non è successo per caso l'accordo del 10 gennaio, e non ne è estraneo Guglielmo Epifani, che di questa operazione finanziaria scaricata sulle spalle dei lavoratori è il terminale governativo. E mentre Renzi, ed il suo partito di uomini e donne di cera si apprestano a dare finalmente quel nuovismo all'Italia che risponde solo alle logiche della BCE e dell'accumulazione per esproprio di capitale, è stato facile dare 10 miliardi di soldi pubblici a banche private con il decreto IMU Bankitalia.
La temperatura politica si può così stabilizzare, una volta in più riconosciuto l'avversario da colpire, i lavoratori ed i disoccupati, non sarà difficile trovare qualche volontario anche tra le truppe grilline, anche esse prive di rendita da scandali a buon mercato.
E se qualcosa si muove nell'opposizione sociale e politica, e gli arresti preventivi di ieri a Roma ed a Napoli di decine di attivisti per il diritto alla casa ed al reddito stanno a dimostrare che qualcuno teme la ripresa dell'antagonismo sociale basato su problemi e proposte reali, a partire dalla giornata di mobilitazione del 22 febbraio prossimo, il potere deve dimostrare che la disperazione delle persone che hanno perso il lavoro e la casa non si può gestire se non in modo autoritario. Quindi una attenta regia cerca di impedire a colpi di repressione che queste esperienze si leghino in fenomeni collettivi. L'accordo del 10 gennaio ha anche questo segno, impedire ogni opposizione sindacale che si possa ancora delineare per tentare ancora di tenere aperta la speranza di una risposta politica e sociale di classe, della nostra classe, alle condizioni di vita ormai inaccettabili per milioni di persone. Per questo il ricorso alla magistratura che USB ha detto di portare avanti denunciando l'accordo del 10 gennaio come anticostituzionale coglie nel segno, ma è sempre il governo renziano che può spiazzare tutti con una nuova legge sulla rappresentanza che glorifichi di norma e di fatto l'accordo del 10 gennaio.
Nei posti di lavoro, nelle realtà sindacali ancora in grado di generare conflitto o almeno dissidenza, nelle realtà sociali di lotta e di rivendicazione, in tutte le situazioni in cui l'intersezione sociale crea coesione di classe e accumulazione di forze proletarie e popolari, il ruolo dei comunisti anarchici, dei libertari, dei rivoluzionari è indispensabile perché la guerra di classe sarà lunga, e quando si vincerà dovremo ricordare a questi signori le buone maniere.
Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici

16 febbraio 2014