29 marzo 2014

Il presidio permanente di quota 96 "prigionieri del governo Renzi" incassa un primo risultato






 Il presidio permanente a Montecitorio "prigionieri del governo Renzi" di Quota 96 Cobas , insieme  ai  Comitati Quota 96

ha ottenuto un primo risultato: l’approvazione da parte delle Commissioni Bilancio e Lavoro
della risoluzione a favore dei Quota 96.

Purtroppo il braccio di ferro tra le Commissioni e il Governo, che voleva un ulteriore rinvio, ha partorito il topolino,  una modifica, che rispetto al testo originario  suona vecchia e beffarda per chi sta lottando da oltre due anni.

“ impegnano il Governo
a riferire alle Commissioni, prima della presentazione del DEF 2014 ( entro la data inderogabile del 10 aprile 2014), in merito al reperimento delle risorse necessarie  per l’adozione di urgenti iniziative normative volte a prevedere che i requisiti per il pensionamento, previsti dalla normativa, antecedente alla riforma Fornero, continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola indicati in premeva che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012 ai sensi dell’articolo 59 c. 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.”

 l’impegnare a riferire è peggiorativo rispetto a impegnare a reperire.

Pareva una vittoria che potesse segnare finalmente una ripresa certa del cammino legislativo della PdL 249 (Ghizzoni – Marzana),ma la modifica frutto di una mediazione risulta meno vincolante per il governo a individuare le risorse lasciando ancora la possibilità all'esecutivo di chiedere rinvii, ma nell'auspicata ipotesi che entro il 10 aprile  , il governo riferisca di aver trovato le risorse,  ci vorranno ancora dei mesi prima della promulgazione della legge e dell’emanazione della circolare attuativa del MIUR. Saranno così svelti da permettere di mandare i 4000 Quota 96  in pensione il 1° settembre 2014?
Le mobilitazioni di queste settimane, sia locali che nazionali, hanno sortito qualche effetto, la pressione dei lavoratori in piazza, ha smosso le  Commissioni,e i parlamentari che hanno incontrato i lavoratori Q 96 durante i presidi si sono fatti portavoce della protesta, ma  il  Governo Renzi come quelli precedenti continua a essere sordo e cerca di trovare escamotage per sottrarsi a sanare un'allucinante ingiustizia.. .
La mobilitazione non si ferma dobbiamo continuare con le iniziative di lotta per mantenere alta la tensione e  pressare perché la copertura sia identificata, inserita nel PDEF ed allora dovremo in modo vigile passo dopo passo seguire  l’iter legislativo fino alla vittoria finale.
Il  27 marzo ultimo giorno del presidio "prigioneri del governo Renzi" i Quota 96 hanno manifestato insieme ai precari della scuola dell'infanzia e della primaria  al Miur, segnando un'alleanza già da tempo ricercata che rafforza il fronte  di lotta per la stabilizzazione dei precari e il conseguente  ringiovanimento della classe diocente e ata della scuola italiana che risulta essere tra la più vecchia nel panorama europeo .Il rappresentante del Miur (dott. De Angelis) che ha ricevuto la delegazione dei Cobas scuola con i precari e Quota 96, ha confermato che non appena sarà approvata la PdL 249, tempestivamente (anche a settembre) sarà emanata la circolare applicativa per permettere il pensionamento dal prossimo anno scolastico.
Questo dipende da noi dalla capacità di non mollare l’osso e di continuare a pressare il governo che fino ad oggi ha dimostrato di non volere sanare una intollerabile ingiustizia subita da più di 2 anni da 4000 docenti e ata..
 
Cobas Quota 96

21 marzo 2014

50 sfumature di bruno









Il rovesciamento del regime autoritario non significa in nessun senso per noi la fine della nostra lotta. Nuovi dittatori sono pronti a prendere il posto del Partito delle Regioni. Essi non si faranno scrupolo nell'impiegare non solo le indebolite forze di sicurezza, ma anche i militanti di estrema destra. Il regime di polizia e di arbitrarietà giudiziaria ha meritato senza dubbio di essere rovesciato, ma adesso potrebbe essere giunto il tempo per un nuovo terrore che giustificherà ideologicamente la propria legittimità. Al momento, il potere centrale è concentrato nelle mani del partito dell'opposizione “Batkivshchyna” (Patria), che ha tentato di riunire una parte sostanziale della classe dirigente. Il suo leader, rilasciato recentemente di prigione, Yulia Tymoshenko, ha ovvie ambizioni presidenziali. Va ricordato tuttavia, che quando è stata pronunciata la sentenza contro Yulia Tymoshenko, la manifestazione in suo sostegno a Kiev ha riunito non più di cinquemila persone, e in tutte le manifestazioni di massa organizzate da questo partio le piazze sono state riempite pagando persone esterne al partito stesso. “Batkivshchyna”, come anche il Partito delle Regioni, non ha, nella pratica, alcun serio supporto nella società né una base di attivisti, ma ha risorse materiali abbastanza vaste.
Al fine di restare al potere, la squadra di Yulia Tymoshenko dovrà placare gli estremisti di destra, in particolare il “Pravy Sektor” (Settore di Destra). Due di questi tentativi sono già stati fatti – i fascisti che erano incarcerati per casi non legati ai fatti di Maidan erano stati rilasciati dopo il varo della relativa legge in Parlamento. Il nuovo Ministro dell'Interno Arsen Avakov ha promesso di inserire rappresentanti del “Pravy Sektor” nel suo ministero. Ora potremo chiamare gli sbirri “nazisti” con buona ragione. Ma “Batkivshchyna” è chiaramente terrorizzato dalla presenza nelle strutture di potere di un tale elemento fanatico e incontrollabile. Essi tenteranno allora di tenere l'estrema destra sotto controllo, non solo comprandoli ma anche compromettendoli in fatti di sangue. Infatti “Pravy Sektor” sogna di regolare vecchi conti con gli antifascisti e la loro sottocultura, per questo sono stati attentamente riforniti di fascicoli del Servizio di Sicurezza e della polizia contenenti dati personali. Probabilmente nel prossimo futuro le autorità chiuderanno i propri occhi di fronte alla violenza contro la sinistra o agli attacchi razzisti, ma se ne ricorderanno un paio di mesi dopo, quando avranno bisogno di una scusa per tenere in riga gli alleati scomodi. “Pravy Sektor” fa il proprio gioco, e lo ha fatto abbastanza a lungo. Oggi il suo leader Dmitry Jarosh reclama un posto nei più alti livelli del potere, come vice primo ministro per le agenzie di pubblica sicurezza. Allo stesso tempo, come è stato riportato dal giornalista Mustafa Nayem, in base alle registrazioni trovate nella Amministrazione Presidenziale, Yarosh era in comunicazione con Yanukovich o con i suoi rappresentanti in 20 Febbraio. Anche prima di allora, il 28 gennaio le negoziazioni tra “Pravy Sektor” ed il Servizio di Sicurezza / Ministero degli Affari Interni era stato annunciato ufficialmente. Un giorno dopo i rappresentanti della destra si lasciarono sfuggire questo fatto, dichiarando “il desiderio di prendere parte al processo di negoziazione”. Probabilmente tali negoziazioni hanno in realtà avuto luogo già da molto prima, specialmente quando si considera il background di tutte quelle organizzazioni che erano parte di “Paravy Sektor”: “Tryzub” (Tridente), come anche SNA, e come “Bely Molot” (Martello Bianco) hanno in varie forme interagito attivamente con politici appartenenti ad entrambe le parti del sistema, e con le forze di sicurezza si dagli anni '90/2000.
Il Partito “Svoboda” (Libertà) è allo stesso modo in concorrenza sia con “Batkivshchyna” che con “Pravy Sektor”. Quest'ultimo interverrà direttamente sull'elettorato di “Svoboda” e con il tempo delle elezioni la tensione tra queste due forze politiche aumenterà. Adesso svoboda ha una presidenza nell'ufficio della pubblica accusa. È simbolica, perché la polizia ed il pubblico ministero lavorano sempre a stretto contatto ed allo stesso tempo si odiano l'un l'altro; i loro interessi sono molto simili, ma di tanto in tanto entrano in conflitto. Questo è il tipo di rapporto che esiste tra “Svoboda” e “Pravy Sektor”. Il Servizio di Sicurezza è guidato da Nalivaychenko, che già deteneva il posto sotto il Presidente Yushenko. L'ufficiale capo della sicurezza del paese è famoso non solo per il procedimento postumo contro Joseph Stalin (che sembrava uno scherzo particolarmente macabro) per l'Holodomor, il genocidio ucraino, ma anche per la lotta contro “l'organizzazione terrorista Antifa finanziata dal Cremlino”. Dopo aver perso il proprio posto di lavoro, Nalivaychenko ha lavorato con l'estrema destra (incluso Eugene Karas, che sarebbe poi diventato attivista di “Svoboda”, conosciuto con lo pseudonimo “Vortex”), cercando di creare un movimento “Otpor”, ma questo progetto non ha avuto successo.
Allo stesso tempo, le regioni che non sono ancora sottomesse al nuovo governo, ma che rifiutano Yanukovych, stanno maturando propri sentimenti fascisti. I rappresentanti del Partito delle Regioni, che hanno fallito nel tentativo di unirsi alla maggioranza parlamentare, hanno fatto blocco con estremisti di destra pro-Russia e stalinisti. Imperialisti e stalinisti, Cosacchi e fanatici ortodossi - tutti insieme combattono contro dei Banderoviti (soldati di Stepan Bandera, capo militare e politico collaborazionista durante l'occupazione nazista) spesso immaginari, mentre reprimono giornalisti e attivisti per i diritti umani. Il centro bruno si trova a confrontarsi con regioni quantomeno altrettanto brune. La sola differenza è la tradizione storica a cui si richiamano. Tutti questi si concentrano sul proprio “combattere per i valori tradizionali”, facendo appello alla solidarietà sociale e allo stesso tempo tagliando drasticamente la spesa sociale.
Noi non prendiamo parte nel conflitto tra i nazionalisti Ucraini e i nazionalisti Russi. Ma molti che avevano manifestato contro il potere di Yanukovich resteranno insoddisfatti sia dalle politiche rapaci di “Batkivshchyna”, che colpirà le tasche dei lavoratori, e la “rivoluzione nazionale” del “Pravy Sektor” e di “Svoboda”, che cercheranno di eliminare quel che resta di diritti umani e libertà. Queste persone che sono indifferenti all'ultra destra e critiche nei confronti del sistema dell'opposizione, i “membri delusi di Maidan”, che possono presto riempire le file della sinistra e degli anarchici.

AST-Kiev, 24.02.2014

Автономна Спілка Трудящих / Unione Autonoma dei Lavoratori

TRADUZIONE PRESA DA ANARKISMO.NET 

12 marzo 2014

Palestina-Israele, più Israele si sente minacciato dalla campagna B.D.S. più è crudele con i Palestinesi


La campagna BDS (Boycott, Disinvest, Sanctions, ndt) è ormai un'emergenza sui media israeliani, come per l'elite al governo e per le medie imprese capitalistiche. I maltrattamenti riservati ai villaggi di Ni'ilin, Nabi Saleh e Qaddum vengono risparmiati a Bil'in che si trova al centro dell'attenzione internazionale. Pare che le forze di stato abbiano avuto ordini precisi ad essere più "indulgenti", anche in caso di sassaiola da parte dei giovani. Molti degli attivisti israeliani hanno diradato la loro presenza dato che non vedono sviluppi concreti e che sentono la campagna BDS come una cosa astratta. Per molti attivisti sia israeliani che palestinesi il grande scenario rimane alquanto oscuro e non si rendono conto che stiamo vincendo. Non riescono a trovare soddisfazione nel fatto che la nostra lotta unitaria è il fulcro su cui fa leva la campagna BDS per avere successo. 

10 marzo 2014

Tra l'incudine russa e il martello occidentale



La crisi in Ucraina assomiglia troppo a quella che negli anni novanta devastò la Jugoslavia.
In Jugoslavia l'ultimo atto della guerra venne rappresentato dall'"operazione tempesta" nella Krajina croata e vide l'espulsione in massa della popolazione serba che abitava quelle regioni da secoli.
Analogia nel nome, questione etimologica si, ma che cela la sostanza delle vicende comuni ad una zona appunto di frontiera, Ucraina come Krajina hanno lo stesso significato, terra di confine, frontiera.
Da sempre terre e popoli facili preda di nazionalismi e di una etnicizzazione dirompente nei rapporti sociali, paradosso di una storia che in Europa come negli USA si vorrebbe passata.
La visuale eurocentrica non aiuta a comprendere quanto accade e quanto è accaduto in passato nelle terre di confine. Qualche nostalgico neofascista ha voluto farci credere che l'abbattimento delle statue di Lenin o in Croazia di Tito aprissero al mondo strade nuove e felici ai popoli coinvolti, ma così non è stato, mai.
La crisi Ucraina nasce in un paese che non è mai stato uno Stato-nazione, da sempre attraversato da lingue, culture e popoli diversi, ed ora attraversato letteralmente da oleodotti e metanodotti che portano nella EU gli idrocarburi russi.
Contrariamente a quanto vogliono far credere i seguaci del "complottismo", sempre pronti a cercare le cause delle rivolte sociali nelle influenze esterne, l'esplosione di rivolte a cui partecipano ampie fette di popolazione hanno sempre delle cause interne di varia natura economica, sociale e politica, su cui inoltre si innescano rivendicazioni etniche e/o religiose. Su queste poi cercano di far leva gli interessi politici ed economici delle classi borghesi nazionali e gli interessi economici e strategico-politici degli Stati imperialisti, che cercano di utilizzare gli eventi a loro favore.
In Ucraina si scontrano le differenze economiche ed etniche di due settori geo-politici: quello occidentale e centrale a prevalenza etnica ucraina, caratterizzato da una bassa industrializzazione e da un enorme bacino agricolo sotto sfruttato, storicamente più legato alle Nazioni che confinano ad occidente (e quindi più tendenzialmente all'Europa), e quello orientale e meridionale, a prevalenza etnica russa, caratterizzato da una più forte, anche se obsoleta, industrializzazione, storicamente ed economicamente più legato alla grande madre Russia.
La rivolta esplode nel settore centro occidentale ed assume, per le peculiarità sopra esposte, caratteristiche anti-Russe. Ha origini politiche, prevalentemente nelle classi medie e negli studenti che si ribellano contro la corruzione dell'apparato statale del filo russo Yanukovich, e origini socio-economiche in seguito alle illusioni delle classi lavoratrici, tradite dalle oligarchie dirigenti susseguitesi dopo la caduta del muro di Berlino e tradite dagli effetti dell'ultima crisi capitalista.
In questo scenario si inseriscono, come spesso accade a queste longitudini, i tentativi delle organizzazioni di estrema destra e fasciste di aumentare la loro influenza attraverso l'acquisizione di fette di potere politico; è la strada che stanno percorrendo organizzazioni del settore centro-occidentale, fasciste e nazionaliste, come i partiti Svoboda, Batkivshchyna e Pravy Sektor, spesso in concorrenza tra loro. Ma le organizzazioni fasciste sono proprie anche del blocco antagonista filo-russo, dove estremisti di destra, stalinisti, Cosacchi e fanatici ortodossi, combattono tutti insieme contro i Banderoviti (soldati di Stepan Bandera, capo militare e politico collaborazionista durante l'occupazione nazista). La sola differenza è la tradizione storica a cui si richiamano.
Ed in questo scenario si innescano anche le mire politico-economiche dei potentati oligarchici locali, in concorrenza tra loro, come quelli rappresentati dalla famiglia Yanukovich o da Yulia Tymoshenko, personaggio falsamente descritto dalla propaganda mediatica occidentale come un'eroina della libertà, quando in realtà è una sorta di Berlusconi ucraina, immischiata in diverse faccende finanziarie.
Ed in questo scenario, e non poteva essere altrimenti, si inseriscono gli interessi degli Stati imperialisti. Interessi che sono strategici, addirittura vitali, come quelli russi che in Crimea hanno una loro fondamentale base militare; politici come quelli nord-americani, che cercano di sfruttare il conflitto per far perdere terreno alla Russia o perlomeno di ostacolare un probabile avvicinamento di interessi tra questa e la UE. Ci sono gli interessi politici ed energetici dell'Europa, visto che l'Ucraina è, come dicevamo sopra, terra di attraversamento di importanti corridoi energetici che trasportano gli idrocarburi russi in territorio europeo. Ed infine ci sono gli interessi economici cinesi, indifferenti alla forma politica dello Stato ucraino, ma profondamente interessati alle potenzialità agricole dello stesso.
Che il conflitto, o la spartizione del paese per evitarlo, sia quindi inevitabile è quasi un dato di fatto: da un lato nazisti galiziani e nazionalisti confusi appoggiati dalla Unione Europea a caccia di mercati e di manodopera a basso costo, con a fianco l'amico/rivale Stati Uniti desideroso di spostare ad Est il fronte NATO, dall'altro la Russia che non è disposta ad essere spodestata dalla propria influenza su territori vitali.
Tutto questo impone una riflessione su quanto sta avvenendo. È fondamentale, a partire dagli strumenti analitici in possesso della prassi antiautoritaria e antimperialista, fare il possibile affinché la classe lavoratrice non sia preda dell'influenza nefasta dell'uno o dell'altro potentato interno e dell'uno o dell'altro polo imperialista. Perché troppo spesso si assiste a fatidici antimperialisti che si schierano con Putin e la Russia, oppure a parte della sinistra "per bene" che si trova a fianco dell'imperialismo americano ed europeo, a rappresentanze politiche che stanno zitte o balbettano confuse, ai seguaci della caduta tendenziale del tasso di profitto e della "comunistizzazione" subito che si perdono in analisi tanto fantasmagoriche quanto inutili.
È importante innanzitutto fare chiarezza sul fatto che il proletariato ucraino non ha governi amici, che siano di colore bruno o arancione, e che il proletariato internazionale non ha Stati amici, che siano borghesi o presunti operai. E che non esistono scorciatoie nazionaliste: l'unica strada percorribile, a corto e a lungo termine, è l'autonomia e l'autodeterminazione delle classi sfruttate a tutte le latitudini e le longitudini. Fare chiarezza su questo aspetto, in questo periodo di grande confusione, è il primo obiettivo, senza il quale non sarà possibile costruire, così come auspichiamo, una ricomposizione del fronte di classe internazionalista.
L'assenza di guerra non è pace, ma ora come ora che per evitare che il maggior numero di proletari rimangano coinvolti in una guerra fratricida, che almeno la ridisegnazione dei confini e degli assetti avvenga senza ulteriori spargimenti di sangue.
Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici